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Arm rientra nell’elenco delle aziende che ha deciso di rispettare il ban a carico di Huawei disposto dal governo Trump. Pur non essendo un’azienda statunitense, infatti, dispone di una proprietà intellettuale realizzata in parte negli Stati Uniti e tanto basta a farla rientrare tra le aziende che non possono intrattenere rapporti commerciali con il produttore cinese – si ricorda per completezza che il provvedimento è sospeso sino al 19 agosto. In una recente intervista, il fondatore di Arm, Hermann Hauser, è intervenuto sulla vicenda, sottolineando che, se il ban verrà confermato, il danno a carico del chip designer (e non solo) sarà enorme.

Nel breve periodo è molto dannoso per Huawei e nel lungo periodo lo sarà per Arm, Google e l’industria americana.

E’ una vicenda che potrebbe avere ricadute sull’intero settore, come chiarisce ulteriormente il dirigente:

Ogni fornitore al mondo inizierà a pensare a come ridurre la minaccia che la propria produzione venga interrotta da un presidente americano. Tutte i dialoghi che intrattengo con le aziende in Europa al momento riguarda il loro portfolio di proprietà intellettuale e lo sviluppo di proprietà intellettuale americana, ed è una cosa molto triste e dannosa.

Hermann Hauser, fondatore di Arm. Ora co-fondatore e venture partner di Amadeus Capital

Quando sopra riguarda anche Arm, ovviamente:

La maggior parte della proprietà intellettuale di Arm è stata sviluppata in Europa, ma parte di essa l’abbiamo creata, senza pensarci, negli Stati Uniti. Molti prodotti Arm hanno proprietà intellettuale americana: Arm ha dovuto seguire le istruzioni del presidente americano.

Non è una posizione accettabile per una società non americana, ha aggiunto Hauser, mettendo in evidenza l'”effetto domino” che il provvedimento del Governo Trump potrebbe avere sulle altre imprese:

Se l’America può bloccare un’azienda cinese, ovviamente può bloccare qualsiasi altra compagnia al mondo. Esercitando questo incredibile potere che hanno su altre aziende, tutte le aziende al mondo stanno ora pensando: “Voglio essere in una posizione in cui il Presidente americano può farmi chiudere?”

Arm per ora ha assunto una posizione cauta: da un lato ha rispettato il ban, dall’altro ha subito dimostrato di voler trovare un modo per superarlo, compatibilmente con le suddette restrizioni. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato in merito al ban:

Dato che si tratta di una situazione in evoluzione, in questa fase è prematuro prevedere quale impatto avrà sulle attività di Arm. Stiamo osservando la situazione molto attentamente, dialogando con i responsabili politici e sperando in una rapida risoluzione.