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L’Amministrazione Trump sta valutando l’opportunità di imporre a tutti gli operatori e le aziende statunitensi di impiegare esclusivamente apparecchiature 5G progettate e prodotte al di fuori dei confini cinesi. Una potenziale presa di posizione ancora più dura rispetto al ban imposto a Huawei.

Wall Street Journal sostiene che più fonti avrebbero confermato un confronto in atto sulla questione. L’effetto sarebbe quello di favorire l’Europa, perché l’unica reale alternativa è rappresentata da Nokia ed Ericsson. Da ricordare che entro ottobre la Casa Bianca si aspetta di completare un’indagine che sta coinvolgendo le telco statunitensi sulla possibilità di sfruttare sviluppo e produzione nazionale per far fronte alle esigenze software e hardware – comprese antenne, router e switch.

“Mentre le principali preoccupazioni di sicurezza nazionale si concentrano su imprese di proprietà cinese, le attrezzature prodotte da qualsiasi azienda operante in Cina sono a maggior rischio di vulnerabilità a causa dell’accesso al personale e alle strutture”, ha dichiarato Michael Wessel, un membro della Commissione di riesame economico e della sicurezza Stati Uniti-Cina, che riferisce al Congresso su questioni di sicurezza.

La questione di fondo è che stando ai rapporti annuali risulta che Ericsson affidi agli stabilimenti cinesi circa il 45% della produzione, mentre Nokia circa il 10% – escludendo eventuali sub-contractor. Insomma, il tema è delicato e potrebbe costringere le aziende a spostare produzioni oppure a provvedere alla creazione di specifiche linee 5G per le esigenze statunitensi. Ericsson ha fatto sapere di essere in grado di gestire operazioni negli Stati Uniti, Cina, Brasile, Estonia e India. Nokia invece ha assicurato che la sua strategia di produzione può mitigare i rischi legati a ogni scenario.

La Casa Bianca per ora non ha confermato alcuna iniziativa ma solo ribadito che “la quarta rivoluzione industriale sarà basata sulle reti di telecomunicazioni che saranno costruite oggi”. È pur vero però che il dibattito statunitense sui luoghi di produzione è iniziato nel 2018 e Washington ha paventato la possibilità di favorire diversi paesi asiatici, con sovvenzioni, affinché vengano creati nuovi poli industriali.