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Electronic Arts è il produttore di molti grandi titoli dell’ultima decade. EA è legata a FIFA, Battlefield, Apex Legends, tutte le opere di BioWare (da Mass Effect fino ad Anthem, passando per Dragon Age) e via dicendo. È però anche il produttore di vari piccoli titoli come Unravel, Fe, A Way Out e il venturo Sea of Solitude. Opere minori che tipicamente non rientrerebbero nella normale line-up della società americana. Questi giochi sono frutto di EA Originals.

In una recente intervista rilasciata a GamesIndustry, Matt Bilbey di EA ha parlato propri dell’etichetta “Originals” e di cosa significa per la società. Vediamo le sue parole, in traduzione: “Sono parte di EA da 25 anni e ancora devo lottare con l’idea che l’azienda sia un gruppo di cattivi. Amiamo realizzare e giocare i videogame. Sfortunatamente, quando facciamo un errore con un gioco, il mondo lo sa subito perché avviene su larga scala.

Gli EA Originals sono inoltre tipi di giochi che non realizziamo all’interno di EA, o a cui comunque non ci dedichiamo abbastanza. Per quanto ci sia una parte filantropica, ci sono delle motivazioni egoistiche: vogliamo connetterci ai talenti più piccoli. Quando sei in una compagnia e vivi successi e insuccessi legati ai servizi con microtransazioni, ai free to play… è in realtà molto bello per i nostri team sedersi con gli sviluppatori di EA Originals e dargli qualche consiglio. Ti fa proprio sentire bene. Gli puoi insegnare come non ripetere gli stessi errori.

Bilbey ha svelato anche che EA ora ha una sorta di consiglio creativo capitanato da Vince Zambella di Respawn Entertainment: il lavoro di questo gruppo è di avvicinarsi ai team più piccoli, aiutarli a risolvere i problemi e creare fiducia. EA Originals è quindi il modo di Electronic Arts per aiutare ma al tempo stesso farsi aiutare a creare un’immagine più positiva. Voi cosa ne pensate? Sta funzionando?