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Quando Six Days in Fallujah fu nuovamente annunciato qualche mese fa, sono stati molteplici i giocatori presi di sprovvista da questo ritorno. In tantissimi, infatti, sembravano non ricordarsi del titolo che una volta fu annunciato sotto l’etichetta di Konami e poi cancellato per la bufera che gli stessi giocatori alzarono sul titolo. Ad oggi, con lo sviluppo del titolo che sta venendo portato avanti dal team indipendente Hifghwire Games, sembra che il destino del gioco sia stato nuovamente messo a dura prova.

Six Days in Fallujah

Rinato dalle proprie ceneri ben 11 anni dopo l’annuncio originale, Six Days in Fallujah sembra stia ripercorrendo la medesima strada che fu tracciata in passato. In queste ore, infatti, il titolo a sfondo militare è finito all’interno di una nuova polemica che sta girando in rete. Sono molti gli utenti Twitter che stanno segnalando come il titolo sembra porsi nel modo sbagliato sulla delicatissima questione che vorrebbe raccontare.

Tra le molte personalità che stanno sottolineando la delicata questione ci sono molti insiders e addetti ai lavori dell’industria videoludica. Tra questi spunta anche una tweet di Daniel Ahmad, il quale si domanda come sia possibile che questo reboot stia venendo portato avanti nonostante condivida praticamente tutto quello che era stato pesantemente criticato durante la prima versione del gioco annunciata circa 11 anni fa.

Anche l’ex giornalista Alanah Pearce, ora scrittrice presso Santa Monica Studios, ha dedicato un tweet alla questione affermando che le è stato consigliato di non parlare del gioco “facendolo potrebbe infatti essere revocato il mio visto per gli Stati Uniti” ha dichiarato la Pearce, la quale ha poi sottolineando le parole di Rami Ismail espresse in un video caricato sempre su Twitter. Insomma, sembra che nonostante siano passati 11 anni, Six Days in Fallujah abbia nuovamente scaturito una polemica negli USA, anche se per il momento il team di sviluppo non ha ancora espresso la propria posizione in merito.