Quest’anno IFA è diverso non solo per le conseguenze dovute alle questioni pandemiche ma anche perché, un big come Huawei, non ha presentato il suo nuovo SoC di punta come di consueto.
Il CEO, Richard Yu, in visita presso i luoghi della fiera, ha espresso rammarico nei confronti della brutta situazione attuale e si è anche soffermato sulla produzione Kirin facendo mea culpa per non essersi mossi prima.

Il massimo dirigente ha affermato che la tecnologia dell’industria Cinese non è sufficientemente matura per produrre chip all’avanguardia, quelli che servono all’azienda per combattere ad armi pari sul mercato mondiale. Questo problema andrà sempre più a peggiorare e deve essere assolutamente risolto. Tuttavia i progetti teorici per un nuovo e potente Kirin esistono ma le fonderie Cinesi non sono in grado di produrlo come Huawei vuole.
Il mea culpa a cui si riferisce Richard Yu è relativo al fatto che si sono sempre realizzati internamente studi, R&D, disegni di un nuovo SoC ma, siccome si vive in una realtà globalizzata, si è fatto sempre affidamento sui partner Americani per produrli. Questo ci sarà di lezione, afferma il CEO.
Con la famiglia Mate 40 dietro l’angolo, TSMC sta lavorando senza sosta per rispettare il contratto con Huawei. Entro il 15 settembre dovrà spedire quanti più SoC possibili per poi interrompere la produzione, in quanto impossibilitata dal ban a servire la società Cinese. Purtroppo abbiamo appreso che lo stesso discorso del ban vale anche per gli altri chipmaker , in quanto utilizzatori di brevetti Americani per produrre SoC.
Richard Yu ha affermato che se si vuole superare il momento, si deve lavorare insieme – tra aziende Cinesi – per poter raggiungere la tecnologia Americana ed essere indipendenti producendo Chip in casa.
Il problema è più grave del previsto. Il CEO ha praticamente inteso che l’America è più avanti per tecnologia legata alla produzione di SoC e a Huawei serve ancora questa tecnologia per poter portare sul mercato smartphone competitivi.